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Saggi di critica d'arte

261938
Cantalamessa, Giulio 38 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Saggi di critica d'arte

fiore eletto; se inaspettato in questo e in quel passo si espandeva all’intorno un profumo delicato; se tra le piante dai frutti vacui o malsani si

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qui; toccherà ad essi aggiungere all’opera dei presenti quel che questi per preconcetto o per antipatia trascurano di esaminare; e quest’ultima parte

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. Benchè accarezzato dal papa, non volle restar a Roma, ridesiderando la quiete di Bologna, la quale pare che anche in quel tempo avesse, come ora, un

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, fu rivista appassionata ed assimilazione di quanto le arti italiane aveano prodotto di più fulgido; fu ritorno al buon senso ed alla vita in quel ch

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e la facilità incantevole delle modellazioni, ossia vi apparisce l’ingegno personale di Guido, tanto che quel quadro è il preannunzio di ciò che egli

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ne ingelosì: e quando udiva suo cugino dar precetti a Guido, lo rampognava, ammonendolo che presto quel giovane li avrebbe fatti sospirar tutti.

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Caravaggio. Quel vigoroso lumeggiare, quella saldezza d’impasti, quella quasi brutalità di metodo nel trattar le mestiche, quella sdegnosa contraddizione a

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radioso di speranze che non ebbero il loro adempimento; Lippo di Dalmasio, che verso la fine di quel secolo medesimo raccoglie il retaggio giacente di

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concepire più felice associazione della bellezza la più squisita colla virtù, un po’melliflua sì, qual piaceva in quel tempo bacchettone e galante, ma

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singolari apparizioni di cui la Madonna l'aveva degnato. Diceasi pure che potenti ispiratrici gli fossero due rare bellezze, ch’erano a Bologna in quel

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dapprima avvolto questa figura di un piviale assai elaborato e splendido, sì che tutti poi non ammiravano che la verità di quel piviale. Di che irritato

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sì vano che non s’accingeva a dipingere se non vestito in gran pompa e circondato di valletti che ossequiosi gli porgevano questo e quel colore

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che ogni più celebrato artista di quel tempo e di queste province fosse uscito dalla scuola del Francia, e spesso ebbe causa vinta, citando i registri

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questa pinacoteca, quel vecchietto così compito e cerimonioso, che non avea ridotto la difesa dell’arte antica, da lui idoleggiata, ad un bisogno di

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Adolfo Venturi pensa giustamente che una della prime opere pittoriche del Francia sia quel piccolo S. Stefano della galleria Borghese a Roma, nella

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il proposito di sorprendervi con una trovata imprevista. Non si sprigiona dalle sue invenzioni il sentimento di una forza nuova, non ne esce quel che

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escluso tutti i segni orribili della morte, conservando quel solo che bastava a chiarire la sua intenzione, se non ad obbedire alla realtà: il colore. Del

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nel modo il più appassionato la bellezza femminile in quel ch’essa ha di più sano, rispetto alla materia, in quel che ha di più squisitamente connesso

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suo il famoso ritratto d’uomo vestito di nero, gioiello della galleria del Louvre, quel ritratto che un consesso di dotti, circa trent’anni or sono

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bene et fortuna.„ Non traspare da quel caro, da quell’augurio fatto nel suo segreto ad un giovane ch’ci non pensava forse di riveder più, una grande

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logoreranno sino a diventar lerce, ina ai futuri che liberi di ogni passione giudicheranno quel periodo di storia. Francesco Raibolini, detto il Francia

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mutazioni e tante rapine di oltramontani; opera meravigliosa, per cui l’arte bolognese, rimasta fino a quel punto sempre più in basso di tutte le altre

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si faceva onore; e queste stampe erano avidamente guardate dai giovani. Quando poi, un anno circa, da quel che sembra, prima che il Francia morisse

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, giacchè ognun vede come in quel forzato adattamento la spontaneità e la freschezza dell’ispirazione dovess’essere la prima dote sacrificata. Se non si

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Francia e di Raffaello non erano tuttavia diversi per la natura; tra il Francia e Michelangelo, al contrario, c’è vera opposizione. Le evoluzioni in quel

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fosse stata l’applicazione, libera in ogni individuo, di quel principio intimo ond’è animata l’arte di Raffaello; se questa insomma non si fosse

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Gli eredi del Francia furono raffaellisti tutti? No; ma quelli che si serbarono più fedeli al maestro contribuiscono poco alla fisonomia di quel

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. La scena è d’una incantevole semplicità, che vi attrae e vi trascina senza che possiate rendervi conto delle cause di quel fascino. Ma la dilettazione

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Ed ora lasciate, signori, ch’io chiami la vostra immaginazione a contemplare un’altra scena. Quel cumulo di meraviglie ch’era il palazzo Bentivoglio

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quali saranno necessariamente meschine e da ultimo anche nauseose, perchè formatesi al chiuso, all’ombra, senza la cooperazione di quel sole ch’è il vero

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michelangiolistica in quel ch’essa poteva avere di più eletto, e non senza indipendenze frequenti e ribellioni in cui s’alza trionfatore il buon senso

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Ma è tempo ch’io dica alcune parole dei raffaellisti, due dei quali specialmente occupano colle loro opere sì largo posto in quel periodo della

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sarebbe un copiatore), quel concetto, obbligato a concretarsi alquanto differentemente da ciò che l’ha originato, non può dare spesso che consigli vaghi e

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’animo inaccessibile a quel senso d’armonia. Le sue carnagioni sembrano di sostanza dura verniciata in roseo chiaro, senza trasparenza, senza largo

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Abbiamo in Bologna un bel documento di quel ch’era Innocenzo prima di diventare raffaellesco. È una Risurrezione dipinta in affresco sopra la porta

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Poco lontano dai sessant’anni in quel tempo, il bolognese, avvezzo ad un’ammirazione incontrastata, ignaro fin allora dei nuovi avviamenti per cui l

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’idea di quel ch’ei valesse come pittore di tavole d’altare, si guardi lo Sposalizio della Madonna in pinacoteca. L’imitazione di Raffaello c’è; ma

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concorde di tutti gli avvenimenti a suo beneficio. Sappiamo noi quel che sarebbero stati gli allievi stessi del Francia, di cui sappiamo i nomi e le

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